All'esame necroscopico i resti risultano appartenere a un essere umano di sesso femminile e di età inferiore ai trent'anni, che rappresenterebbe la monaca della leggenda.
In realtà nella prima perizia necroscopica non si parlava di una lesione bulbare, ma di "un'area grossolanamente ovolare" conseguenza del contatto del cadavere con il marmo dell'obitorio.